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INTERVISTE

La raccolta fondi che parte da Ritapia: aiutiamo gli ospedali

Ritapia Papa, l'ideatrice della raccolta fondi

Il virus Covid-19 ha ormai investito la nostra quotidianità: tra le università chiuse e gli spostamenti limitati, sembra che non si possa fare altrimenti che parlarne. In televisione, così come sui social, molti sono gli inviti a seguire le direttive del Presidente del Consiglio. Ma anche nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa: lo dimostra Ritapia Papa. Questa giovane studentessa salernitana ha invitato tutti a partecipare alla raccolta fondi per aiutare l’Azienda Ospedaliera Universitaria OO.RR. San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona. L’Azienda comprende il plesso di Ravello, i due ospedali di Salerno, Cava de’ Tirreni e Mercato San Severino. Ma andiamo a vedere cosa ci dice la protagonista di questa raccolta fondi.

Ad oggi ci troviamo di fronte ad una situazione critica, il Coronavirus si è esteso in tutto il territorio italiano e purtroppo il numero di infetti continua a crescere. Quando hai capito che era il momento di agire in questo modo?

Avendo anche in casa una persona immunodepressa purtroppo per via di cure chemioterapiche, mi sono informata sin da subito su questo problema, anche quando era soltanto confinato alla Cina e agli altri paesi limitrofi. Della gravità mi sono accorta subito perché il virus si è presentato con diversi tipi di sintomatologie, prima solo febbre e raffreddore, poi raffreddore tosse diarrea, diciamo che il quadro clinico è abbastanza complicato da inquadrare, o almeno lo era all’inizio. Per quanto riguarda la situazione italiana, mi sono tenuta costantemente informata da sempre. Tuttavia mi sono resa conto della gravità quando sono aumentati i contagi e che i numeri di guariti non era tanto quanto quello dei deceduti. Devo ammettere che il trend di oggi è più rassicurante rispetto ai giorni scorsi. Il numero di guariti è aumentato e i contagi sono stati di meno.

Provetta analizzate - Raccolta

In questi giorni, sono spuntate parecchie campagne per raccogliere fondi, come quella di Chiara Ferragni e Fedez, a cui le persone hanno risposto prontamente. Secondo te i cittadini salernitani hanno accolto attivamente questa raccolta?

Mi sono ispirata molto a queste personalità più note per prendere spunto. O meglio per trovare il coraggio di fare una raccolta fondi. Di solito sono una persona molto ansiosa perché ho sempre paura di sbagliare. Quindi c’è voluto molto per trovare il coraggio di pubblicare una cosa del genere. Penso sia una responsabilità dove dar conto a tante persone che donano. In poco più di 24 ore siamo arrivati alla soglia di 7.000 euro e ci siamo preposti un tetto iniziale di 10.000 euro. Penso sia già un grandissimo traguardo ma mi auguro che ci siano sempre più persone pronte a donare, spostando l’asticella da 10.000 a un po’ più su. Così potremo raccogliere una somma più cospicua per aiutare il nostro presidio ospedaliero.

Gli ospedali locali saranno sicuramente molto indaffarati nel rispondere a questa crisi. Come sei riuscita a metterti in contatto con loro?

Devo essere sincera: penso che l’amministrazione della nostra azienda sanitaria funzioni molto bene. E’ stato facile metterci in contatto con l’Ufficio delle relazioni personali che da lì mi ha fatto giungere ad una stretta collaboratrice del Direttore generale dell’azienda sanitaria. Quest’ultima mi ha telefonicamente dato la certezza dell’avvio della pratica e con la quale dovrò risentirmi domani, sperando di ricevere un riscontro via mail che mi permetta di pubblicare a tutti gli effetti l’ufficialità dell’accordo stipulato per quanto riguarda la ricezione della donazione (n.d.a: è stato pubblicato oggi sul sito della raccolta fondi il documento che ne attesta l’ufficialità).

Infermiera al lavoro - Raccolta

Molti ragazzi della nostra età si comportano irresponsabilmente, non seguendo le direttive del Governo, sentendole forse lontane o non utili. Da ragazza, studentessa anche di Medicina e ideatrice della raccolta, cosa ti sentiresti di dire ai tuoi coetanei per invogliarli a rimanere a casa?

Ai miei coetanei direi di prendere la cosa con le pinze, con un maggiore senso di responsabilità. E che quest’ultimo sia il più sviluppato possibile poiché credo che questa malattia sia stata definita erroneamente il virus degli anziani in quanto non sono pochi i giovani di cui si sono resi noti i casi che si sono ammalati anche in modo molto grave. Noi tutti dovremmo avere un senso di responsabilità. Non solo per noi ma anche per chi ci sta intorno. Penso infatti che nessuno dei nostri coetanei si voglia trovare in una situazione in cui magari si è malati in due e non ci sono posti in ospedale. E così bisognerà scegliere chi curare tra noi e una nostra mamma o un nostro nonno.

L’esempio di solidarietà

Bisogna prendere esempio dal comportamento di Ritapia e, nel caso in cui non fosse possibile donare, rispettare le misure previste. Un gesto di irresponsabilità può causare ben più problemi di quanto pensiamo: è il momento di comportarsi da italiani e da esseri sociali. Trovate qui il link per partecipare alla raccolta fondi.

La raccolta fondi che parte da Ritapia: aiutiamo gli ospedali ultima modifica: 2020-03-11T09:00:00+01:00 da Elena Morrone

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