Salerno, rima d’inverno, o dolcissimo inverno. Salerno, rima d’eterno. Tutti i salernitani, grandi e piccini, conoscono queste parole. Ammirando dall’alto lo splendido panorama del golfo salernitano si riesce a capire lo stato d’animo dell’autore, cullato dalle meraviglie della sua città natale.
Alfonso Gatto, uno dei maggiori protagonisti della scena poetica italiana, è un grosso vanto salernitano. E a Salerno deve tanto della sua formazione.
Alfonso Gatto
La storia
Vicolo degli Amalfitani, 10. Nel cuore del rione Fornelle una targa ricorda che lì, nel 1909, vi nacque Alfonso Gatto. Nato da una famiglia con difficoltà economiche, non riuscì mai a finire gli studi che iniziò all’Università di Napoli.
La sua vita è sempre stata abbastanza turbolenta, in fuga costante, dal punto di vista personale e lavorativo. La sua carriera si sviluppò quasi interamente a Milano, dove fuggì a soli 21 anni con la sua sposa Agnese Jole Turco. A Milano passò da un lavoro all’altro, da commesso in libreria a professore, da correttore di bozze a giornalista. Proprio il giornalismo è stato la sua seconda pelle, una passione cucitasi addosso per tutta la vita.
Collaboratore di numerosi riviste e periodici, fu anche fondatore nel 1938 della rivista Campo di Marte. Dopo la guerra poi divenne direttore di “Settimana”, co-direttore di “Milano Sera” e inviato speciale de L’Unità.
Murales – Poesia di Alfonso Gatto
Una vita di addii
Alfonso Gatto viene ricordato anche per le sue idee antifasciste, che in periodo dittatoriale lo portarono a scontare 6 mesi di carcere a San Vittore. Fu anche una delle voci più autorevoli della corrente ermetica italiana. Da buon ermetico, Gatto è considerato un poeta di silenzi.
Una produzione la sua quasi totalmente triste, funeraria, segnata da lutti in famiglia, della fanciullezza perduta insieme alla sua città natale, Salerno. Un vocabolario esiguo che punta sulla qualità piuttosto che sulla quantità, poche parole per lasciare ai posteri i meravigliosi addii di un innamorato. D’altronde, sulla lapide nel cimitero di Salerno troneggiano queste parole di Eugenio Montale: “Ad Alfonso Gatto, per cui vita e poesia furono un’unica testimonianza d’amore”.
Alfonso Gatto non dimenticò Salerno, e Salerno non dimenticherà mai Alfonso Gatto. Basta farsi una passeggiata nel suo rione Fornelle per capirlo, dove i murales con le sue poesie sono protagonisti del luogo.