San Biagio: un ‘Vescovo’, un ‘Martire’, un ‘Gran Santo’

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ARTE E CULTURA

San Biagio: un ‘Vescovo’, un ‘Martire’, un ‘Gran Santo’

San Biagio

Nel corso dei secoli la devozione a San Biagio ha mantenuto gli albori dell’origine: al Vescovo di Sebaste d’Armenia si affida la protezione della gola. L’essenza del culto è ben viva e radicata in tutto il Sud Italia e, talvolta, si manifesta con tradizionali rituali, ancora praticati secondo le antiche usanze. La festività, che si celebra nella seconda parte dell’inverno, il 3 febbraio, riveste un ruolo importante anche nella cultura contadina.

Il ‘Vescovo dei Miracoli’: la leggenda e i rituali

San Biagio fu Vescovo di Sebaste d’Armenia, città in cui visse e seminò il suo operato fino al martirio. È considerato protettore della gola. Il patronato trova le sue fondamenta in una notissima leggenda da cui si è originata una magna devozione. Secondo la tradizione salvò un fanciullo da morte certa. Il bambino rischiava il soffocamento per aver ingerito una lisca di pesce. San Biagio intercede con la sola imposizione delle mani (ecco perché, nell’iconografia, viene spesso rappresentato affiancato da un fanciullo). Oggi, nel ricordare il ‘miracolo‘ e porre sotto la protezione del Santo i fedeli, in occasione della ricorrenza il prete incrocia due candele sulla gola o, in alternativa, la unge con l’olio; quest’ultimo calca significati probabilmente più arcaici che ben si sposano con la natura del territorio. Febbraio, nei tempi passati, poteva significare la fine della raccolta delle olive: l’offerta dell’olio in alcune realtà è un’usanza ancora praticata.

San Biagio - fagioli per la semina (foto di Giuseppe Conte)

San Biagio: tra i campi e tra la gente

San Biagio è stato posto a protezione anche delle produzioni agricole considerato che la sua ricorrenza ricade nel periodo della prima semina in diverse occasioni nel meridione ed è, di conseguenza, propiziatore del raccolto. Per antica tradizione, era d’uso in passato benedire una piccola parte delle sementi che, generalmente, venivano poi rimescolate alla restanti e in parte date da mangiare agli animali; in tal modo si affidavano a San Biagio, non solo il raccolto ma anche la protezione delle bestiole dell’aia. Per questi aspetti richiama, in parallelo, la figura di Sant’Antonio Abate. Tuttavia, le due ricorrenze, traggono origine da significati diversi, seppur convergono su un’unica matrice devozionale. San Biagio, a differenza del primo Abate della Chiesa, mostra la sua plateale benevolenza ponendosi con un rituale maggiormente vivo tra le generazioni più giovani. Richiama, indubbiamente, il compimento del ‘miracolo della gola’.

San Biagio - immagine di San Biagio

I luoghi e la devozione

Nel Cilento il culto di San Biagio ricopre un ruolo non marginale. Considerando l’intero basso salernitano, un tempo sotto la giurisdizione dell’antica Diocesi di Capaccio (poi scisso tra Vallo della Lucania e Teggiano-Policastro), diverse sono le comunità che ricordano il Vescovo di Sebaste; quasi tutte le parrocchie, invece, in occasione della ricorrenza, durante la Santa Messa offrono l’unzione della gola. Delle sei parrocchie esistite a Laurino, quella di San Biagio è tra le più antiche: ‘Santu Jasi’ nell’onomastica popolare. A Matonti (Laureana Cilento), Montecorice e San Biase (Ceraso) l’intitolazione della chiesa madre corrisponde alla festività patronale; nell’ultimo, come evidente, il culto è radicato anche nella toponomastica: il paese ne ha assunto il nome, probabilmente con un derivato di una antica variante onomastica. Una magna devozione è presente a Casal Velino: in occasione della ricorrenza la parrocchiale di Santa Maria Assunta accoglie numerosi devoti che provengono anche dai paesi vicini.

San Biagio: un ‘Vescovo’, un ‘Martire’, un ‘Gran Santo’ ultima modifica: 2019-02-01T09:00:22+01:00 da Giuseppe Conte

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