Il complesso archeologico di San Pietro a Corte è uno crogiuolo di culture e periodi storici diversi che si sono incontrati nel centro storico di Salerno. A partire da un complesso termale romano e passando per la dominazione longobarda, quest’area ci documenta i mutamenti della nostra città epoca per epoca. Scopriamo dunque quest’inestimabile patrimonio culturale.
Le terme romane a San Pietro a Corte
Gli esperti hanno datato e prime costruzioni, le terme romane, all’età Flavio-Traianea dalla fine del I al II secolo d.C. L’ambiente principale, il frigidarium, i bagni in acqua fredda, si articolava in due zone, una nord-occidentale, coperta con volta a crociera, e l’altra sud-orientale con volta a botte, sotto la quale si trovava una vasca di marmo. Il complesso, che attualmente si trova 5 metri sotto il livello stradale all’ipogeo, si sviluppava in altezza per circa 13 metri. Com’è caratteristico dell’epoca, le pareti alternano opus latericium e opus mixtum. Gli affreschi rivelano una composizione di riquadri in rosso alternati a rami fioriti stilizzati, mentre abbiamo solo delle tracce di quello che doveva essere un fregio raffigurante un cespuglio di fiori, forse iris. Gli archeologi hanno rinvenuto frammenti di giare, anfore e altri corredi in terracotta. Nel IV secolo le terme vennero abbandonate, probabilmente a causa di un’alluvione.
L’Ecclesia di Socrates
In età teodoriciana (455-525) l’autorità statale affidò le vecchie terme per la bonifica a un dignitario bizantino di nome Socrates, insignito del titolo di spectabilis. Questi, deceduto nel 497 d.C., ne fece un’ecclesia cristiana con una zona cimiteriale privata per la propria famiglia. La tomba più antica è proprio quella di Socrates, rinvenuta inviolata. Posta sul lato nord dell’edificio, la sepoltura si trova di fronte all’ingresso, al di sotto di un arco di passaggio in opera listata della fase termale. Il vir spectabilis fu seppellito privo di corredo, avvolto probabilmente in un sudario, e la sua tomba decorata da un’epigrafe di marmo. Altri nomi di defunti qui seppelliti sono quelli goto-bizzantini di due donne, Eutychia e Teodenanda. Di grande interesse sono anche le sepolture di due bambini, risalenti al VII secolo, dove è stata ritrovata una brocchetta, dono funerario che probabilmente attestava l’avvenuto battesimo.
San Pietro a Corte dal passaggio di Arechi II
A partire dall’VIII secolo d.C. l’area dovette esser rientrata nella proprietà demaniale. Arechi II, duca longobardo di Benevento, volle far edificare la sua chiesa palatina sui resti di quella bizantina caduta in disuso. L’intento ideologico era chiaro: porsi come continuatore della romanità a Salerno. Si ristrutturarono i luoghi di culto paleocristiani e si aprì un nuovo accesso da Sud. I Salernitani frequentarono ancora nei due secoli successivi le antiche aule, finché l’uso del sito si interruppe nel XVI secolo, quando in seguito al crollo del pavimento della chiesa soprastante se ne perse la memoria. Durante la prima guerra mondiale, gli ambienti sotterranei di San Pietro a Corte divennero deposito militare. In seguito, fino agli anni ’50, ne presero possesso un fornaio e un carbonaio. Il sito è diventato di interesse archeologico a partire dagli anni ’70: ad oggi gli scavi non smettono di portare alla luce testimonianze inestimabili della storia millenaria di Salerno.