Ostigliano, uno come tanti: piccoli paesi nella seconda metà del XX secolo

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ARTE E CULTURA

Ostigliano, uno come tanti: i paesi cilentani nella seconda metà del XX secolo

Ostigliano

La seconda metà del ‘900 ultimo scorso ha modificato l’assetto storico-sociale di tante piccole realtà del Cilento. Il cinquantennio che ha concluso il vecchio millennio, è stato scenario di notevoli mutamenti. Molti paesi del territorio sono stati afflitti da un considerevole calo demografico, i cui effetti sono oggi ben tangibili. Ecco il quadro di un piccolo casale, Ostigliano – frazione del Comune di Perito – simile a tante altre comunità.

Gli anni ’50, una economia che rinasce

All’indomani del secondo conflitto mondiale, l’area meridionale della penisola italiana tenta una rapida ripresa. I nuovi scenari economici lasciano ben sperare soltanto per poco. La rinascita del territorio resta in gran parte un sogno infranto. Tuttavia, aggrappandosi all’altra faccia delle reali necessità, si riscoprono usi e tradizioni. In occasione della festività di Sant’Antonio di Padova, a cui Ostigliano è particolarmente devoto, il comitato realizza l’immaginetta recante sul retro la scritta ‘Il Comitato della festa per l’anno 1954 ringrazia tutti coloro che offrono per un buon svolgimento di detta festa‘ – IL COMITATO – Ostigliano (Salerno)1954. Si respira aria di festa. Sono gli stessi anni che aprono le porte alla valorizzazione del ‘fico bianco’. Si raggiunge una discreta produzione e, al contempo, abili artigiani portano avanti una filiera parallela: canestri e grate per l’essiccazione e la raccolta. Dell’imminente ripresa ne raccontano le cronache dell’epoca, esaltando la bontà ed il pregio del frutto.

Ostigliano - chiesa, foto di Giuseppe Conte

Gli anni ‘60 e ‘70, ad Ostigliano

E’ ancora boom ma gli anni a cavallo tra i due decenni successivi, arrestano, di fatto, la produzione. La mano d’opera non riesce a fronteggiare il fabbisogno della famiglia e così riprende una forte ondata migratoria, soprattutto verso le città del Nord Italia e la Germania. Cresce però, l’attenzione amministrativa e si fanno strada nuovi progetti. Nella seduta del 2 maggio 1966 alla Camera, il deputato Francesco Cacciatore chiede al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri di competenza “Per conoscere se ritengono, nei limiti della rispettiva competenza, necessario ed urgente, per portare un soffio di civiltà ad Ostigliano del Comune di Perito (Salerno)”. Si poneva all’attenzione, in particolare, l’ampliamento del cimitero, la ricostruzione del muro di cinta e la sistemazione della strada di accesso; la costruzione di una scuola; l’incanalamento delle acque; la costruzione della fognatura e della rete idrica; adeguare il voltaggio dell’elettricità.

Ostigliano - diga Alento, foto di Giuseppe Conte

E’ la vigilia del nuovo millennio

Muore una antica tradizione. Il 23 giugno, vigilia della ricorrenza patronale, la processione con la reliquia era accompagnata da “24 lanterne”. Le lampade ad olio aprivano il corteo processionale, simboleggiavano le ore del giorno e la data della festività; un rito assai antico legato alla tradizione contadina. Si perde completamente già prima degli anni ‘80. In paese sono presenti l’ufficio postale, la scuola e alcuni servizi privati. I circa 1000 abitanti della metà del secolo, si riducono a qualche centinaia. Ma non tutto è perduto. A cavallo tra gli ultimi due decenni del secolo (1980/90), prende forma un grande progetto: è la diga sull’Alento, ottenuta sbarrando il corso del ‘nobile fiume’ – come lo descrive Cicerone – all’altezza della località Piano della Rocca. La collina sulla quale sorge Ostigliano, dunque, fa da sponda al nuovo invaso. Nuovi scenari appaiono all’orizzonte, occhi diversi puntano verso il futuro.

Ostigliano, uno come tanti: i paesi cilentani nella seconda metà del XX secolo ultima modifica: 2019-01-24T09:00:21+01:00 da Giuseppe Conte

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