A Santo Stefano, una proposta di pranzo che arriva dal Cilento!

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CUCINA TRADIZIONALE

A Santo Stefano, una proposta di pranzo che arriva dal Cilento!

Santo Stefano - pandoro (foto tratta da wikipedia)

A Natale, si sa, il pranzo è una ricca tavola. Ogni luogo conserva il suo menù tradizionale. Si passa dai piatti più semplici e delicati a quelli più corposi che imbandiscono, da Nord a Sud tutte le regioni d’Italia. Nel Meridione, in particolare, il pranzo di Natale è particolarmente abbondante. Nel Cilento si consumano i piatti tipici che spaziano dai cavatielli come primo alla braciola come secondo.

Santo Stefano: un pranzo ‘riciclato’ (si fa per dire…)

Dopo il grande pranzo di Natale, a Santo Stefano cerchiamo di tenerci più leggeri. Ma se del giorno prima è avanzata della roba? Niente paura, la riadattiamo! La pasta fatta in casa, cavatielli o ripiena come i panzarotti, di certo non è mancata. Ma se ne fosse anche avanzata, allora ecco il primo. Avremo cura di fare delle porzioni poco abbondanti. In alternativa, con il sugo rimasto, quasi certamente un ottimo ragù, è possibile condire delle tagliatelle oppure, per i più volenterosi, anche cimentarsi a fare i fusilli. Se invece ad avanzare è stato un contorno di verdure, allora non disperiamo e al posto del primo portiamo in tavola un succulento antipasto. Magari con le verdure in conserva preparate nello scorso autunno. Una fantasia di verdure è proprio l’ideale. Anche in questo caso cerchiamo di non abbondare con le porzioni: anche perché ci aspetta il secondo!

La braciola con verza e patate

Se il secondo nel pranzo del 25 è stata la braciola e ve ne è rimasta un pò, perfetto! È proprio quello che ci serve. Ma come si prepara la braciola? La carne usata è quella di vitello, ripiena con il classico battuto, magari per alleggerire il piatto, limitato a prezzemolo ed aglio, con aggiunta di pepe e sale.

Santo Stefano - braciola con verza e patate (foto di Giuseppe Conte)

Disposta in pentola con poco olio extravergine d’oliva delle nostre terre, piano piano giunge a leggera cottura e si aggiunge la passata di pomodoro che aromatizziamo con foglie di basilico. Fiamma bassa e cottura lenta: il segreto più importante! Dopo circa due ore è pronta e, volendo anche il sugo per condire la pasta. Essendo a Santo Stefano, però, un contorno di verdure è più che indicato. Allora accostiamo alla carne della verza cotta in umido insieme alle patate. Ed ecco anche la seconda portata!

Per finire il dolce: classico o moderno?

Sicuramente non sono mancati struffoli, pastorelle e scauratieddi. E di certo ne avremo ancora. Ma tra scambi di auguri e riconoscenze varie, ecco qualche panettone riposto lì sotto l’albero. Possiamo approfittarne per mangiarlo?

Santo Stefano - struffoli (foto di Giuseppe Conte)

Certo che si! Il classico pandoro possiamo farcirlo con una delicata crema di ricotta oppure con la classica crema cilentana che si usa per farcire i cannoli. Avremo in tal modo anche il dolce. Tagliamo a strati di circa 1,5 cm il nostro pandoro ed alterniamo ad ogni disco una spalmata di crema. Continuiamo fino ad esaurire le due parti e poniamo in frigo per qualche ora prima di servirlo. Possiamo tranquillamente realizzarlo al mattino. E se poi vogliamo fare proprio un figurone, allora decoriamo con ciuffetti di panna montata e qualche ciliegia candita. A questo punto l’idea per il pranzo di Santo Stefano è fatta e… servita, buona festa!

A Santo Stefano, una proposta di pranzo che arriva dal Cilento! ultima modifica: 2018-12-26T09:00:09+01:00 da Giuseppe Conte

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