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ARTE E CULTURA

La ‘Frecagnola’: il racconto di una storia attraverso i secoli

Frecagnola 2019 locandina promozionale

Pur essendo ancora estate, nell’aria del Cilento si respira già il sentore d’autunno. E’ in questo contesto che si attende la ‘Fiera della Frecagnola‘, presente a Cannalonga fin dal XV secolo. Dalla seconda metà del 1400 il piccolo centro posto alle pendici del Monte Gelbison, diventa noto proprio per il grande mercato che, oggi, si svolge il sabato che precede la seconda domenica di settembre.

Da ‘Santa Lucia’ alla ‘Frecagnola’

La fiera di Cannalonga portò il nome di Santa Lucia fino alla metà del 1600. All’epoca si teneva in dicembre nei giorni prossimi alla data della festività. In seguito è ricollocata nella prima parte di settembre assumendo forse la denominazione di ‘freagonola’ e poi ‘frecagnola’. L’anticipazione alla fase pre-autunnale, al di là delle vicende storiche, si rivelò da subito una scelta felice. La collocazione settembrina divenne un pretesto ideale per l’acquisto dei beni utili alla stagione della vendemmia e per l’inverno. Nel Cilento sono state istituite diverse fiere. Se si esclude quella della Croce a Stio, nessuna è paragonabile a Cannalonga sia in termini di affluenza sia in termini di merci di scambio. Inoltre, la frecagnola, nei secoli si è distinta per il commercio del bestiame ma anche dei formaggi e degli insaccati, favorendo principalmente l’economia territoriale.

Santa Lucia a Cannalonga

“L’affare!”

Prima di addentrarci nell’aspetto più tradizionale, è d’obbligo soffermarsi, seppur in modo fugace, su quella che è stata l’anima del commercio nei secoli. È incerta l’etimologia del nome. Rimane avvolta nel mistero. Tuttavia sono diverse le ipotesi avanzate e alcune riconducono proprio alla capra, ormai simbolo per eccellenza della fiera stessa. In passato però, la compra-vendita dell’animale animava un acceso dibattito. L’acquisto o lo scambio portavano spesso a lunghe trattative per cercare di concludere al meglio. Talvolta si prendeva in carico un intero gregge. Esaurite le divergenze della negoziazione, si poteva ritenere concluso ‘l’affare’! Ed era questo un momento conviviale. Tra l’altro il momento più partecipato. Per festeggiare ci si riuniva e si consumavano insaccati, formaggi e l’immancabile ‘bollito’. Le capre da latte e i capretti garantivano introiti più sicuri per cui ad essere sacrificati erano senz’altro i capi più vecchi e meno redditizi.

Fusilli: uno dei piatti proposti durante le serate della frecagnola

La ‘Frecagnola’ nella gastronomia…

Oggi, le carni di capra, sono l’attrattore principale delle caratteristiche ‘baracche’. Così sono conosciuti gli spazi in cui, durante le serate della fiera, è possibile assaporare i piatti della tradizione: nel menù anche i fusilli! La ‘crapa vudduta’ è preparata secondo l’antica ricetta. Sapientemente sezionata diventa una pietanza prelibata. Una lenta bollitura accompagna la cottura che si porta avanti per alcune ore. L’iter di preparazione è ben preciso. Dopo aver scelto e selezionato l’animale, esso viene suddiviso e messo in una capiente casseruola con l’aggiunta di acqua fredda. Raggiunto il bollore, la carne viene sgrassata eliminando gli eccessi e si aggiungono verdure ed aromi. A fine cottura si sala il tutto. Nella sua semplicità, l’attenzione che si rivolge alla preparazione, è ben più di quanto si possa pensare. Ed è questo il motivo per il quale chi vuole gustare ‘la crapa vudduta’ viene a Cannalonga, quest’anno dal 4 all’8 settembre.

La ‘Frecagnola’: il racconto di una storia attraverso i secoli ultima modifica: 2019-09-02T09:00:51+02:00 da Giuseppe Conte

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