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INTERVISTE

Tra gli scavi di San Pietro a Corte con la proff.sa Rosa Fiorillo

Santi raffigurati sulle pareti di San Pietro

Il sito archeologico di San Pietro a Corte, nel centro storico di Salerno, serba ancora moltissime curiosità tra i suoi numerosi strati di storia, dall’epoca romana ad oggi. Proviamo quindi ad esplorarne gli scavi con un’intervista alla proff.sa Rosa Fiorillo, docente di Archeologia Medievale presso l’Università di Salerno.

Da quanto si occupa degli scavi a San Pietro a Corte?

“Me ne occupo personalmente da due anni, ma già nel ’98 gli scavi erano stati argomento della mia tesi di laurea. Ho studiato gli scheletri, le tombe e i corredi risalenti al V secolo, quando le antiche terme romane divennero area cimiteriale cristiana. Al momento questi reperti si trovano al Laboratorio per l’archeologia medievale dell’Università di Salerno. Non vi è ancora una mostra permanente, ma son stati esposti in diverse occasioni qui a Salerno e in una mostra sull’età Carolingia a Padeborn. Lì in Germania son stati inviati in prestito i pavimenti di età arechiana del piano superiore, precipitati di sotto nel ‘500.”

Ossa ritrovate tra i resti

Qual è il contributo dell’Università di Salerno?

“L’Università partecipà attivamente assieme alla Sovrintendenza sin dall’inizio degli scavi negli anni ’90. Vi erano stati degli svuotamenti dei reperti negli anni ’70 ad opera del genio civile, e negli anni ’80 dalle ditte incaricate del post-terremoto. Inoltre agli scavi partecipano gli studenti dell’Università, ad esempio con le tesi di laurea. Gli studenti hanno elaborato tesi sugli scavi a Palazzo Fruscione del 2009-2011, dov’è emersa la continuazione dell’impianto termale di San Pietro. Proprio qui abbiamo potuto appurare che si tratta di terme pubbliche e non di una villa privata. Su uno dei muri è infatti raffigurato un fascio littorio, che indica l’appartenenza alla città

Quali sono gli obiettivi degli scavi a San Pietro a Corte?

L’obiettivo primario è quello di rendere il sito facilmente fruibile anche a un visitatore inesperto, rendendone leggibili le fasi stratigrafiche.  Dal 2015 al 2017 il progetto di valorizzazione “Databenc” si è interessato del sito. Chimici, fisici e ingegneri si occuparono dell’areazione per preservare gli affreschi e permettere le visite. Gli esperti hanno realizzato delle proiezioni sulle pareti del sito che ne illustrassero in maniera visiva le fasi costruttive, assieme all’audioguida. Da un punto di vista archeologico, stiamo cercando di individuare la locazione del calidarium del complesso termale, essendo a noi noto solo il frigidarium. Sotto la chiesa del San Salvatore, vicino al sito, c’è una vasca termale. Non è di età romana ma longobarda, relativa alla frequentazione del palazzo ducale da parte di Arechi II.

Ci sono curiosità emerse dal suo lavoro fino ad ora?

“Ho ipotizzato che uno degli ambienti del sito potesse essere, a partire dalla fine del XII secolo, un’Aula della Scuola Medica Salernitana. Non era solo una scuola di soli medici ma anche di letterati e filosofi. Vi è infatti raffigurata a più riprese Santa Caterina da Alessandria, la santa diventata protettrice della Scuola. Di fatti anche nel Duomo di Salerno si tenevano tali lezioni nell’Aula di Santa Caterina. Da questa sul finire del XVI secolo partiva una processione che giungeva alla cappella palatina di San Pietro a Corte, dove poi si consegnavano i diplomi di laurea.”

Tra gli scavi di San Pietro a Corte con la proff.sa Rosa Fiorillo ultima modifica: 2019-06-27T09:00:38+02:00 da Davide Proto

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